Si vola sul deserto che sembra non finire mai… ma ecco all’improvviso la terra dell’Oman, questo piccolo Sultanato della Penisola Araba, adagiato sulle rive del mar Arabico ai confini del deserto.
Quello che mi colpisce come primo impatto è la pulizia, l’ordine, la calma che regna ovunque. Sembra che a tratti il tempo si fermi. Come ogni paese arabo il 99% è di fede musulmana, ma ho visto qualche donna alla guida di automobili, dicono che qui alle donne è permesso laurearsi e possono fare carriera. Hanno il velo ma qualcuna va anche a viso scoperto. Sono ospitali e gentili, ma per non urtare la loro sensibilità è consigliabile andare in giro con braccia coperte, pantaloni e gonne lunghe e uno scialle copricapo per entrare a visitare i luoghi di culto. Muscat, la capitale, non ha un centro vero e proprio, ma è piuttosto un agglomerato di zone e quartieri; per spostarsi è necessario disporre di un’auto o di taxi.
Gli uomini qui indossano dei lunghi abiti bianchi fino alle caviglie e con le maniche lunghe, perfettamente stirati, le auto sono pulitissime. Le donne vanno in piscina coperte. Non si buttano cicche di sigarette a terra, pena gravi sanzioni. Abbiamo visto, dall’esterno la dimora del Sultano. Che dire …bella e impenetrabile circondata da stupendi giardini fioriti.
La Grande Moschea di Muscat
Maestosa e di un bianco accecante, voluta dal Sultano Qaboos. Al centro il luccicante lampadario tutto di cristalli Swarovski dal peso totale di oltre 10 tonnellate, un tappeto di seta intrecciato da 600 donne iraniane in un unico pezzo e che è stato, per qualche tempo, il tappeto più grande del mondo e le pareti ricoperte interamente di marmo bianco di Carrara. La cupola è d’oro.
Ovviamente non potevamo non sperderci nel SUK, un incontro di gente, di spezie, di odori e di sguardi. Bisogna stare attenti a non fissare gli uomini negli occhi, a non fare le foto alle donne, è importante capire come muoversi in questo intreccio di genti e culture, la loro e la nostra.
E adesso passiamo al cibo: La cucina omanita offre un’interessante e saporita mescolanza di piatti arabi e indiani. I piatti non sono tanti ma assolutamente tipici locali come il Shawerma (la versione omanita del kebab turco), il Biryani (piatto di origini persiane a base di riso, spezie, carne, pesce, uova o verdure cotti separatamente), le Meze orientali (antipasti che includono olive, formaggi, sottaceti, purè di pomodoro, vari preparati cremosi, polpette, pesce e molto altro).
Stavolta riparto portando a casa una ricetta: il dolce delle festività che proporrò alle prossime feste.
La Khabeesa, crema di semolino al cardamomo e zafferano!
Ingredienti:
- 100 g di semolino
- 1l di latte intero
- 50 g di zucchero
- 1 cucchiaino di cardamomo in polvere
- 2 cucchiai di burro
- 2 cucchiai di acqua di rose
- 1 pizzico di fili di zafferano
- pistacchi interi o tritati
In una pentola posta su fuoco medio, versare tutti gli ingredienti e mescolarli bene fino a quando il composto non raggiunge ebollizione. Una volta bollito, abbassare il fuoco e lasciar sobbollire per una decina di minuti, mescolando di tanto in tanto. Pronta la crema, disporla in delle ciotoline e guarnire con un ricciolo di burro e dei pistacchi.