«Il Marocco è un susseguirsi di porte che si spalancano man mano che si avanza»
(Tahar Ben Jelloun, scrittore, poeta e saggista marocchino)
Ho iniziato a spulciare tra le foto cercando di decidere da dove e come iniziare questo mio racconto. Dai colori? Dai tramonti? Dai sapori decisi? Dai luoghi dal fascino senza tempo? Si, il Marocco è un Paese incredibile, dagli incantatori di serpenti, alle Terme di lusso, dalle labirintiche e antiche Medine ai fantastici Riad da Mille e una Notte. Terra ispiratrice di tanti capolavori del cinema. Ogni città ha una Medina, caotica, frenetica, carica di odori, di cibo, di spezie, povera, sporca ma incredibilmente affascinante. Ancora una volta il continente Africano, incanta e seduce.
Scopriremo il Paese visitando le città imperiali Fès, Meknès, Rabat e Marrakech, ma lungo il percorso ci fermeremo a Tangeri, Asilah, Tetouan, Chefchaouen, Volubilis, Moulay Idriss, Essaouira, Safi, e El Jadida.
Tangeri
Atterrati a Casablanca, prima tappa è Tangeri “La porta d’Africa”, le cui case di un bianco abbagliante si affacciano sul mare blu dello stretto di Gibilterra, crocevia strategico per popoli e civiltà, punto di passaggio tra Africa ed Europa, proprio lì s’incontrano il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. Tangeri è una città dallo charme ambiguo con un fascino artistico decadente e benché sia prettamente marocchina e particolarmente tradizionalista è fortemente proiettata verso il futuro, qui la cultura europea si mescola a quella araba, creando un mix davvero irresistibile.
“In questo momento sono come uno che sogna e che vede delle cose che teme gli sfuggano“.
(Il pittore Eugène Delacroix, sbarcando a Tangeri)
Il porto moderno
La bianca Medina
Ripercorrendo le orme di celebri scrittori e artisti, sorseggiamo una bibita fresca seduti al tavolino di un bar del “le Petit Socco“, mitica piazza nella medina di Tangeri
Capo Spartel: qui confluiscono le acque del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico
Vi ricordate del potente Hercules? Ebbene si trova proprio qui la sua dimora: La Grotta di Ercole, la più grande di tutta l’Africa, ben 30 km di lunghezza.
I suoi bastioni sull’Oceano e il romantico tramonto che colora di rosso intenso terra, mare e cielo. Il regista Tennesee William, si ispirò a questa città per splendido film “Improvvisamente l’estate scorsa”.
Adagiata sul mare si arrampica sulla collina di Dersa da cui domina la fertile valle Martil con i suoi frutteti. Candida, ordinata, in un certo modo elegante. Chiamata « la colomba bianca » dai poeti arabi.
Nascosta tra le montagne del RIF, è la “città blu”.
Un luogo fuori dal comune, quasi come dentro un sogno. Amabile, deliziosa, incantevole.
Tradizioni berbere si mischiano ad antichi retaggi andalusi. Impossibile non rimanere catturati da questo luogo.
“Quanto più il blu è profondo, tanto più fortemente richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e infine del sovrasensibile”
(Vasilij Kandinskij, pittore russo)
Fès
Fès, “ la capitale spirituale del Marocco“, la più antica delle quattro capitali marocchine. Girare per Fès dà la sensazione di vivere come in un passato remoto… centinaia di anni fa. Le sue case tutte color ocra, arroccate, quasi una sull‘altra, illuminate dal sole restituiscono un riverbero rosa. La Medina, Fès el-Bali, è il vero cuore pulsante della città. Vi si accede dalla porta Bab Boujeloud, detta anche la Porta Blu per gli smalti blu con cui è decorata all’esterno; la facciata interna è invece verde che è il colore dell‘Islam. Quando visiterete la Medina di Fès capirete davvero cosa vuol dire trovarsi dentro un labirinto…circa 9000 vicoli che a prima vista vi sembreranno tutti uguali, un fiume di gente, botteghe di qualsiasi tipo, luoghi sacri e ancora mercanti ambulanti e bestiame, sporcizia, ma anche colori, odori, spezie, suoni, ma fa tutto parte della vita quotidiana a Fès el-Bali e alla fine ti conquista proprio per questo suo essere.
“Esistiamo ad un millimetro di distanza dall’eternità che è un silenzio rovesciato“
(Abdelmajid Banjelloun, autore, storico e poeta marocchino)
Gli artigiani “griffati”… Louis Vuitton e Lacoste e la loro arte realizzata.
La Conceria Choara, la più antica del mondo creata nell’ XI secolo. Il primo impatto lo si ha con “un odore pungente, a tratti nauseabondo” a causa del trattamento delle pelli. Unica maniera per resistere è tenere sotto il naso dei rametti di menta fresca che vengono offerti dai commercianti del posto. E poi pronti a godere di questi meravigliosi colori tutti naturali, rosso fiore di papavero, blu indaco, arancione henné, marrone legno di cedro, verde menta e giallo zafferano Il metodo di lavorazione delle pelli (mucca, pecora, capra e dromedario) è la stesso di quello impiegato nel medioevo: immersione in una miscela di urina bovina, calce viva, acqua e sale per eliminare grasso e peli. Poi inserite in vasche contenenti il guano (escrementi di piccione) per ammorbidirle. Si stendono ad asciugare al sole dopo si immergono nelle vasche di colore ed infine vengono strofinate con olio d’oliva per dare lucidità e rimesse al sole ad asciugare. Alla fine sono pronte per la lavorazione. Gli uomini lavorano immersi nelle vasche e tutte le fasi di lavoro sono fatte a mano.
Purtroppo l’accesso alle moschee è consentito solamente ai musulmani, questo vale per tutte le moschee marocchine con esclusione della moschea di Casablanca, stessa cosa per il Palazzo Reale Dar El Makhzen e per il più antico tempio di Fès, Zaouia Moulay Idriss, dove riusciamo a dare una sbirciatina al cortile.
Meknès
Meknès, la «città dai 100 minareti». Antica ed elegante città imperiale circondata da chilometri di imponenti mura. Tutt’intorno una ricca pianura di alberi di ogni specie e distese di frutteti, oliveti e vigneti. Qui il il sultano Moulay Ismail ha regnato come sovrano per circa 50 anni. In passato l’accesso alla città avveniva attraverso la porta Bab Monsour ancora oggi una delle più maestose porte del Nordafrica. Di fronte Piazza El Hedim cuore pulsante della città.
All’interno della Medina, visitiamo la Madrasa Bou Inania, antica scuola coranica del 1325. Adibita all’insegnamento del Corano, della lingua araba, della storia e della letteratura sacra dell’islam.
I resti di un’antica città romana in Marocco. È il sito archeologico più noto dell’intero Paese ed è inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Rabat
Rabat, la capitale del Marocco, situata sulla costa dell’Atlantico, possiamo definirla la città con due anime: una storica e imperiale l’altra moderna, sede del Governo marocchino e centro amministrativo. Ampi giardini, moderni alberghi, numerosi centri commerciali e banche. Il nuovo che avanza. Ma anche scrigno di tanti monumenti e siti storici come il Mausoleo di Mohamed V, la Torre Hassan, il Palazzo Reale e i suoi superbi monumenti, il Chellah con i suoi meravigliosi giardini, infine la Medina, coloratissima, vivace ma molto ordinata.
Lo storico quartiere fortificato della Kasba degli Oudaia con le sue case in calce bianco e blu. Le mura tutt’intorno sono alte da 8 a 10 metri e spesse 2 metri e mezzo.
La necropoli Chellah, sito archeologico della città romana di Sala, si trova a circa 3 km da Rabat, su una collina ricca di vegetazione selvaggia dove ogni anno nidificano le cicogne.
La città moderna
Marrakech
Lei, perla del sud, chiamata “Al Hamra”, la rossa, per via del colore rosso ocra di tutte le sue case. Fondata da Ibn Tasfin sovrano berbero, sultano almoravide considerato il padre del Marocco. Marrakech evoca esotismo, incanto, misticità, spiazzamento. Il cuore pulsante di Marrakech è Piazza Jemaa el-Fnaa, frenetica dalla mattina fino a notte tarda: giocolieri, acrobati, incantatori di serpenti, maghi, musicisti, danzatori, cantastorie, decoratrici con l’hennè ma la notte è il momento magico quando s’infiamma di odori al ritmo della musica dei tamburi e una varietà incredibile di gente tra le bancarelle di cibo. Il consiglio è sorseggiare un tè alla menta il pomeriggio al Cafè de France e godere dello spettacolo serale dalla terrazza del Grand Balcon du Cafè Glacier.
Pierre Bergé compagno di Yves Saint-Laurent ricorda:
“I giardini Majorelle e noi, una grande storia d’amore”.
Creati nel 1924 dall’artista francese Jacques Majorelle con molta passione e con il desiderio di dar vita a un giardino lussureggiante che fosse un luogo di pace e tranquillità: “Questo giardino è un compito epocale, al quale mi dedico interamente. Mi ci vorranno gli ultimi anni e cadrò, esausto, sotto i suoi rami, dopo avergli dato tutto il mio amore. ” Purtroppo delle vicende personali e una morta prematura gli impedirono di finire quel che aveva iniziato e tutto sarebbe andato in rovina se lo stilista francese Yves Saint-Laurent e il suo compagno e socio d’affari per tutta la vita Pierre Bergé non lo avessero scoperto. Se ne innamorarono lo acquistarono e restaurarono. Yves Saint Laurent ha dichiarato: “Per molti anni ho trovato nel giardino Majorelle una fonte inesauribile di ispirazione e ho spesso sognato i suoi colori unici”. Yves Saint-Laurent morì nel 2008 e le sue ceneri furono disperse nel giardino delle rose al Jardin Majorelle. Oggi è uno dei giardini più belli al mondo, ci sono circa trecento specie di piante esotiche e rare divise fra cactus, palme, bambù, piante da giardino e piante acquatiche.
Il tè con i berberi e il turbante a Le Palmeraie. Il palmeto di Marrakech con più di 100.000 palme, piantate dalla dinastia almoravide in un terreno di 13.000 ettari.
La torre della moschea di Koutoubia è il simbolo di Marrakech. E’ la costruzione più alta della città e si vede a distanza di parecchi chilometri. una curiosità: le costruzioni di Marrakech non devono superare l’altezza della Koutoubia. La moschea, come il resto delle moschee della città, purtroppo è vietata ai non musulmani, ma si possono visitare i suoi meravigliosi giardini. Il nome significa “moschea dei librai” per via delle numerose bancarelle di libri tutt’intorno.
Uno dei palazzi più imponenti e magnifici della citta è Palazzo El Bahia. Ci sono 150 stanze che si affacciano su cortili e giardini adornati con fontane cipressi, aranci, gelsomini e banani e un harem per le 4 spose e le 24 concubine di Abu Bou Ahmed, il Grand Visir. Tutto il palazzo è ricoperto dal pavimento al soffitto di decorazioni e mosaici, i soffitti sono di legno intagliato ed intarsiato e in alcune sale colorato. Il cortile è pavimentato con marmo bianco di Carrara e decorato con mosaici bianchi e blu…non aggiungo altro, solo una parola… Meraviglioso!
Bāb Agnāou, è una delle diciannove porte della medina di Marrakesh, ed è da qui che entreremo.
A sud della medina , il sito delle Tombe sadiane con più di 160 tombe di eminenti saadiani (membri di una dinastia araba che sono discendenti del profeta Maometto) e dei loro consiglieri e mogli reali. L’interno ha soffitti in cedro, mosaici colorati e lapidi in marmo di Carrara. L’edificio più importante è il Mausoleo principale, dove sono sepolti il sultano Ahmad al-Mansur che ne fu anche il committente e i membri della sua famiglia. Il mausoleo ha tre stanze, in quella con 12 colonne, sono sepolti i suoi figli.
La città degli alisei, la porta dei venti, la città che bacia l’Oceano e ti travolge in un vortice di colori, sapori e profumi. La sua aria odora di libertà come il volo di migliaia di gabbiani che ne arricchiscono il cielo. Il porto, un luogo animato e brulicante di attività tutto il giorno, romantico, affollato di pescatori, profumato di salsedine e pesce fresco.
L’olio di Argan, pregiatissimo elisir marocchino
Le caprette si arrampicano sull’albero di Argan perché sono ghiotte dei suoi frutti. Rosicchiano la parte carnosa e sputano il seme che potrà così germogliare. In qualche modo danno il loro contributo affinché la pianta si diffonda. L’albero di argan, cresce solo in Marocco anzi solo in una zona del Marocco chiamata il “triangolo d’oro”, una zona arida che va dal nord di Essaouira al sud di Tiznit, alla regione ad est di Taroudant. Andiamo a fare visita alla cooperativa Ajddigue , a circa 25 km da Essaouira, a Tidzi, una delle prime ad essere creata alla fine degli anni 1990. Ora riunisce un centinaio di donne.
Produrre olio di argan è alquanto faticoso: prima si raccolgono i frutti di argan, si asciugano e quindi si separa la polpa e il nocciolo dalla noce, dopo si schiacciano con la ruota di pietra. L’impasto ottenuto viene impastato, pressato per estrarre l’olio e dopo filtrato. Nel caso dell’olio commestibile, il nocciolo viene arrostito. Per produrre manualmente 1 litro di olio, sono necessarie quasi 20 ore di lavoro e 35 kg di frutta secca. Questa lunga e ardua opera è tradizionalmente riservata alle donne berbere.
La ceramica, una delle più antiche arti marocchine: siamo andati dai ceramisti di Safi, piccola città situata ai margini dell’Atlantico, artisti appassionati ed esperti della lavorazione della creta. Dopo una lunga e curiosa chiacchierata li abbiamo salutati con un sacco di souvenir in valigia!
Qui convivono le due culture, quella marocchina e quella portoghese. Fortificata dai navigatori/guerrieri portoghesi nel 1502 e tenuta fino al 1769. Le antiche mura e i bastioni a forma di stella racchiudono ancora oggi un caratteristico labirinto di viuzze. Spiagge splendide, clima temperato, cucina deliziosa a base di pesce, città marinara da relax e dolce vita.
La cucina marocchina
Ed eccoci giunti al momento più succulento…la cucina marocchina merita un capitolo a sè. L’offerta è piuttosto variegata, secoli di migrazioni antiche e moderne, le tribù del deserto da una parte, i popoli delle coste oceaniche dall’altra, le comunità della massiccia Catena dell’Atlante, la vicina Europa, hanno creato un’incredibile diversità tra ingredienti, preparazioni e tecniche di cottura. Naturalmente il primo punto da cui partire è con le spezie. La miscela più famosa è il Ras-el-Hanout, contiene circa 30/40 spezie diverse, e cambia varietà a seconda dei gusti di chi la prepara. I suoi piatti sono stratificati con sapori dolci e speziati, terrosi e luminosi che riflettono la vasta gamma di spezie disponibili nei mercati locali. Se vuoi cucinare come fanno i marocchini, tieni queste 10 spezie essenziali nella tua dispensa: Cumino, Zafferano, Curcuma, Zenzero macinato, Cardamomo, Paprica, Peperoncini piccanti, Coriandolo, Pepe bianco e nero, Cannella.
E poi il Pane. Il pane in Marocco è una cosa seria, talmente seria che qualsiasi bar, locale, riad, chiosco che vi serva un pranzo come si deve ve ne porterà almeno di quattro tipi diversi!
Ecco alcuni dei piatti marocchini più tipici che porteremo a casa:
Couscous : il piatto nazionale del Marocco, composto da piccole palline di semola di grano, cotte a vapore in modo che siano morbide e soffici. Spesso cucinato con verdure, spezie e frutta secca.
Tagine : il piatto marocchino più iconico di tutti, questo stufato a cottura lenta è solitamente fatto con pollo o agnello, oltre a una varietà di verdure, frutta secca, noci e spezie per dargli un sacco di sapore e consistenza. Dopo la sua cottura bassa e lenta, la carne e le verdure saranno tenere e saporite Per renderlo autentico sarebbe bene cucinarlo in una tagine, la pentola conica in argilla.
Zuppa di Harira : questa zuppa a base di pomodoro è spesso un piatto unico con carne, verdure, lenticchie e ceci.
Bastilla : questa torta dolce e salata viene spesso servita con l’insalata. Tradizionalmente è ripiena con carne di piccione, ma il pollo è diventato un popolare sostituto nei tempi moderni. Il pollo tagliuzzato è mescolato con uova sbattute e spezie, condito con mandorle fritte e schiacciate e avvolto con un guscio di pasta incredibilmente leggero e friabile). Una spolverata di zucchero e cannella conferisce un tocco di dolcezza.
Pollo M’qualli: spesso cotto lentamente in una tagine, questo piatto ottiene un sapore vivace dai limoni conservati, e un tocco di bontà salata dalle olive. Durante la cottura, sviluppa una salsa ricca e speziata. ottimo servito con del couscous.
Ed ancora gli antipasti (meze) e i piatti a base di pesce.
La pasticceria marocchina è un trionfo di mandorle, pistacchi, e poi ancora miele, sesamo, estratto di rose e cannella…davvero un tripudio di profumi e gusto per il palato.
Com’è consuetudine marocchina terminiamo con un tè alla menta.
La ricetta facile facile ma assolutamente marocchina da provare sono le Frittelle di Melanzane
Olio per friggere
1 uovo (sbattuto)
2 cucchiaini di lievito in polvere
2 cucchiai di farina per tutti gli usi
1 melanzana media Cardamomo, cumino, menta fresca, pepe appena macinato, sale, un cucchiaino di miele e 1 cucchiaio di burro (ammorbidito). Sbucciare, affettare e cuocere le melanzane in acqua bollente salata fino a quando saranno tenere, oppure cuocere nel microonde o in forno, drenare accuratamente e schiacciare. In una ciotola, sbattere l’uovo. Aggiungere la purea di melanzane, farina, lievito, sale, miele, tutte le spezie e burro. Mescolare per ottenere un composto morbido. Lasciare scivolare la pastella con un cucchiaio nell’olio bollente e friggere pochi per volta fino a doratura. Mettere su carta fritti per asciugare l’olio.
E se volete gustare il vero tè marocchino non resta che provare!
Riscaldare la teiera con acqua bollente, e svuotarla. Mettere nella teiera calda i rametti di menta con le foglie e versare acqua molto calda. Rimettere la teiera sul fuoco e zuccherare senza fare mai bollire l’acqua. Dopo qualche minuto, togliere dal fuoco e attendere ancora qualche minuto prima di servire. Versare il tè posizionando la teiera in alto sopra i bicchieri a mo’ di fontana. In questo modo versando si produrrà un po’ di schiuma con delle bollicine questo serve ad ossigenare il tè.
Alla prossima, noi adesso torniamo a casa!