Istanbul…una capitale, due culture

Fascino e  mistero,  tra il continente europeo e quello asiatico e in mezzo il BOSFORO. Chiese bizantine e Moschee ottomane, tra i canti dei muezzin al tramonto che chiamano i fedeli alla preghiera dall’alto degli affusolati minareti della Città Vecchia, sullo stretto petroliere e traghetti carichi di pendolari che fanno la spola tra una sponda e un’altra, le grida dei mercanti che vendono frutta e verdura e le loro bancarelle che sanno di spezie e aromi…Due culture quella asiatica e quella europea divise dal ponte di Galata (da una parte il quartiere di Sultanahmet, cuore della città vecchia e Patrimonio dell’Umanità, culla dell’imperi Romano e Ottomano, con i suoi minareti e le splendide moschee, il lussuoso palazzo del Sultano e le residenze del suo harem solo per dirne alcuni; dall’altra parte la città moderna, alla moda con la sua piazza più famosa ed elegante, piazza Taksim, i locali notturni, i centri d’arte, i ristoranti stellati e la famosa strada pedonale per lo shopping, Istiklal Caddesi. C’è tanto per rimanerne incantati.

Istanbul una città dalle mille contraddizioni, prima tra tutte quella di stare su due continenti.
Donne con abiti corti e tacchi sfiorano  le donne nascoste dietro i loro  veli neri. In cento metri si passa dai grattacieli eleganti a vere e proprie baraccopoli, i ritmi della metropoli moderna si mischiano a quelli lenti degli anziani dei quartieri seduti ai tavolini dei bar, dai ristoranti di lusso di Bebek, uno dei quartieri più belli di Istanbul, a quelli del quartiere trendy e vivace di Kadikoy, nella parte asiatica, , all’interno di una pescheria nel mercato centrale, e non sarà strano vedere una moschea al fianco di una chiesa armena, ed una sinagoga al fianco di una chiesa ortodossa. C’è spazio per tutti.

Sultanahmet Camii conosciuta come La Moschea Blu

La Moschea Blu  così detta per via delle 21.043 piastrelle di ceramica turchese inserite nelle pareti e nella cupola. Si racconta che  il sultano Ahmed I, per cercare di distinguerla dalla moschea di Solimano e da Hagia Sophia chiese all’architetto che i minareti fossero in oro; L’architetto fraintese però le parole del sultano, capendo “altı” (in turco “sei”) anziché “altın” (oro). E così costruì sei minareti, un fatto che all’epoca scatenò una certa polemica, giacché era lo stesso numero di torri della Mecca e allora, per placare gli animi dei fedeli, alla Mecca venne aggiunto un settimo minareto. 

Aya Sophia 1500 anni d’età per questo gioiello di architettura bizantina, dedicato alla Divina Sapienza. Prima Basilica in seguito divenne Moschea e oggi è un museo.  

Le pareti e le colonne, sono di marmo bianco proveniente da Marmara, marmo verde dall’isola di Eubea, marmo rosa dalle cave di Synnada e marmo giallo dall’Africa. Caratteristici i quattro grandi pannelli circolari in pelle di cammello che in lettere d’oro riportano i nomi dei primi quattro califfi (Abu Bakr, Umar, Uthman e Ali) che si aggiungono ai medaglioni dedicati ad Allah, al profeta Maometto, e ai due nipoti di Maometto: Hassan e Hussein. All’interno si sono due pozzi e la leggenda vuole che se si beve tre volte di fila dal pozzo nella sala principale, si guarisce dalla malattia.

La Cisterna Basilica sotterranea del 500

utilizzata  in passato come riserva d’acqua della città, poteva contenere 80 milioni di litri d’acqua. ha ispirato l’ultimo romanzo di Dan Brown “Inferno” ed è stata utilizzata come location nel film “agente 007, dalla russia con amore”.

I Dervisci rotanti

letteralmente “monaci mendicanti“, fanno parte di confraternite islamiche sufi che vivono in una continua ricerca di ascesi e salvezza e con la famosa danza turbinante fatta di movimenti ipnotici rotatori simboleggiano il distacco dalla vita terrena e la ricerca di Dio.

Arti e mestieri” andando in giro…

Alcune stanze dell’Harem del Palazzo Topkapi, residenza del sultano ottomano, oggi è uno dei più grandi musei della Turchia. L’Harem era composto da 300 stanze, 8 bagni, 4 cucine, 2 moschee, 6 cantine, una piscina e un’infermeria. Circa 1000 donne, tra cui la Regina Madre e un numero congruo di eunuchi!

Un tuffo nel passato…ed eccoci nella stazione capolinea dell’Orient Express, inaugurata nel 1890.

Quante emozioni…e quanti gatti!  E si, la città dei gatti, tutti bellissimi, pulitissimi e coccolosi, gli abitanti li adorano e a questo proposito vi riporto una storia: la leggenda racconta che anche Maometto, profeta dell’Islam, avesse una gatta di nome Muezza, la sua ombra, tanto che una volta riuscì a salvarlo dall’imminente morso velenoso di un serpente, ecco perché il gatto in seguito a questo episodio incominciò a essere visto quasi come una sorta di animale sacro.


Ma non si può non andare a fare un giro al Gran Bazar Kapalı Çarşı, il mercato coperto più grande al mondo e anche uno dei più antichi. Ben 61 strade coperte e oltre 4.000 negozi. Il Gran Bazar è un luogo magico, davvero affascinante, come tutta Instanbul del resto, intrigante ed ammaliante.


E adesso un pò di riposo con una rilassante crociera sul Bosforo per ammirare le due sponde, quella occidentale e quella orientale, e allora vento in poppa e andiamo…

Gli ‘yalis’, le grandi magioni in legno di epoca ottomana costruite in riva al Bosforo

Un tempo erano simbolo del potere dei grandi funzionari dell’impero della Sublime Porta e dei dignitari stranieri accreditati a Costantinopoli

Potrei ancora farvi vedere tantissimi luoghi ma è giunta l’ora del pranzo…! E allora andiamo a Anadolu Kavağı, un piccolo e pittoresco villaggio di pescatori in prossimità del Mar Nero, sulla riva asiatica del Bosforo a gustare del buon pesce locale in compagnia di marinari intenti a pulire le loro reti, anziani chiacchieroni e capitani di battelli. Mentre i gabbiani garriscono tutt’attorno.

Iniziamo col dire che il cibo di Istanbul è a dir poco OTTIMO: E’ forse proprio nella cucina che si vede maggiormente quella fusione perfetta fra il Mediterraneo e l’Asia che la Turchia rappresenta. Le spezie profumate si mescolano con l’olio d’oliva, i sapori forti di montone e agnello convivono con piatti a base di verdure fresche. Una cucina estremamente varia, colorata, ricca. Il kebab è una vera istituzione, vi suggerisco le Köfte kebab: polpette di carne tritata con peperoncino, erbe e mollica di pane, le Pide: sono una specie di pizza ripiena di carne, cipolla o formaggio, le Sìmit: ciambelline di pane al sesamo, i ravioli turchi accompagnati da salsa allo yogurt e all’aglio e ricoperti di composto al burro e spezie, spolverizzati alla menta, le Yaprak sarması: foglie di vite ripiene di carne, e poi tanto pesce, tanta verdura, tanta frutta, tanti dolci...Insomma, un bel 10 e lode ai turchi per come si trattano bene in fatto di mangiare!


Ma prima di lasciare Istanbul facciamo una breve visita ad Ankara: la capitale turca

L’antico passato turco in una visita al Museo delle Civiltà Anatoliche, all’interno di un bedesten (mercato) del XV secolo

L’amenità dei luoghi…e i peperoncini rossi secchi appesi ai balconi a rappresentare l’eternità

Il mausoleo di Kemal Ataturk, il padre della Repubblica turca ed eroe nazionale


In valigia metto la ricetta dei Kofta kebab e intanto qui, prima di lasciare Instanbul mi godrò un buon caffè turco “turk kahve” con i suoi fondi magici……sarà proprio questa magia che mi accompagnerà sino a casa.

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